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BAftON , 'Mustè tinó B(H>kM

3fi fìHA TftWORTW Uf\Lt\

I DUE SORDI

BURLATI

COMMEDIA

IN MUSICA

DA RAPPRESENTARSI

NEL TEATRO DEL FALCONE La Primavera de/r Anno 1798.

DEDICATA

AI CITTADINI LIBERI

GENOVA.

Stamperia Gesìniana,

4 OU I-

€0Tt4RI>o Padre ^ Giu!|ettD

GlULÌETTjO

La Coatelia Àmalu Rexdm Sorgila di Niccolò

Naebo S^^tore di ISiiKcIIè*

fSlus&a ttittf^ nmm è del Ciuadiao. LaScenè si rappix^ntam sala comum.

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A T TO I. /

S C E N/ A !•

La Scena fi rappresenta in una Sala cooiuna in casa di Niccolò. Tavolind, su cui r occorrente da scrivere, e sedie.

Amalia , e Nardo , poi Uiccolò.

Ama. Ti /f*^3 nipote a un vecchio sordo ì

ivi Mio fratèllo si balordo J

La marita, ed io noi so!

Non lo credo; oifcrò, oìbòi

No , possibile non è r Nari. Quéft' è vero , mia Signora ^

Come dissi còsi è Ama. A ttìe Dama un :al'segretol Nar. E' un o^esa certamente. Ama. Cosa mai dirà la gente ? I^ar. Sbalordita reitera . * ) Tanto oltraggio 5 tale affronti?

Ama. ) No 5 noi soffro in verità. J^ar. ) Vo soffiando dentro il fuoco,

) E 'con gufto in verità. Mìe. Ehi , Martlo . di dentro l

Nar. Vengo . ;

Nic. Nardo, di dentro é

6 ATT»

2\W. Petftiette

jNicJ^ lo raglio come un asino ^ Tu non rifpondi feeftial Or 5 or ri mando al diavolo 5 la n^dn n\i s^m*^

Ama. Sìqwt fumilo y in gr^izia^ .

N/c. Lo ip jth' è ip9Ìa gt^azi^. »

j4ma. E a me non $1 rispónde!

. } Che sordo indiavolato!

^„ > cosa 4a crcpar,

^* J fc' ^01^ d% wpar -<^/7Z/j. Signor ff^fìllp.^» JVc. Scusami, sorella

Ama. £ sempre tu j|uicl lDal€4^t|d v^zit

Di negarmi que' ti&olì.,

Che mi coqy^Eig^. ÌSic. Vengono ?

Chi ^ d)ve son/ chi gli chlsmaoi ? ^ar. ( Io bscio

Che I tBfK^a \0IL taroccWnp . \ pirti Ama. lo s(mQ un^ Cont??ssa* N/c. Si : C^^ntes^a 9 iiU^uissima, jqccfHtnÉa

( Maledetta $is {>€5^ma swqiiZ3.^ 4^^- Sapete pur, che vedòvik^f^

De] fu Conte Roiondi .

F R tu #

'^mn. Da voi venni per vedciie.*; JV/V. Se veder mi volete j

Son qui tutto in un pezzo*. ^>< -

jima. Ma che fteuima! ' , '

Voi avete ui«a figlia . AVc. Se le carte njon feJiaxJft* ^m^z- Cosa di lei pensate l Nk. Maritai;!», ^/n^. E a me che spiifli

Sua zia 5 nulla mi dbe,^^ Nìc. Voi jiiim tei3?ipo ^ e koigst % ?#prete| ylma. Quest* è uno Gtfllsa > iV/c*. Dove siete oiS^s^ir Ama. Io pentir vi fejò 2V/V. Servo umiJksioiQ ... w4/72j. Vendetta 5a4?go fai'c^»> iV/r. Obbligatissimo

Ama. In ,coin^deozia r tt^QwO: cit Sf?t\|f- SÌ43ie una h^fli^ ... Ìòa^ 0^- QB^^à^P c pgrtc i

QOi^ctfQ di Jb|CCO 1 U\ ftr2ì|^9?7« Con tanta flemmal^ehiitan ff^fl^o^^jt) cavolo Vadan Cornice Marchesi tuui gl 4ÌàyQl<>* Nar. E' qwi il Signor Ggu^deif

Nic. Non ioppttjìta w^riie

s e E u k Ih

Niccolò 5 Nardo , e poi Q^^an^ ; ,

A T T a Nìc. Opportunìssimo; ' - Che resti pur servito . Puona venuta è qiicfta ì Due uomini combinansi di testa. "Got. No , Signori v' ingannate . entro la scene.

Sono false aonclusioni . esce ^ e parla ver* ( so la Quinta può dir da que' buffoni viene avanti La nricìggior befiialità ? Softener , che all' età rr ia i Non conviene il Matrimonio] Oh cospetto del Demonio Più di me nessun Io sa. Abbaflanza le mie forze

lo conosco da nae stesso . ] N05 non devi, o vago sesso j Misurarmi dall' età . So ben' io ... So quel che dico Per esempio ... Al far del gi Tfio In cert' ore ... Ah ! eh' io ritorno Come fui trent' anni fa . JV/r. Caro Gottardo, in che servir vi posso? Gof, Pria che vi chieda , Niccolò mio caro ^

Quel che desio ... IV/r. Che ? Cosa ?

Got. Pria , che vi chiegga ciò , eh' ora 4esio Nic. Per voi farò di tutto, Got, Come? comef iV/V. Ps?r voi luttg farò

P R T M Ò ^ Got. Ne sono, persussissimo^

Ne ho prove indubitai iii .

Voi sapete, ch^^ più un anno è scorso^

Che la buòna Lucrezia mià moglie

E' morta Nù\ Chi è, chi è mortai Got. Mia moglie . Nu. Chi?

Gf't. Non è morta la Lucrezia iria ì ^ c- Ho intesa. Si: pur troppo. Vi comj^aiisco : mi ricordo anch' io Qjando mori la cara mia Giovanna. Got. Chi ?

tiic, Giovanna, la povera mia mogie .r Mi pare ancora di vederla ... E' li .r. Guardala come è bella , e bianca , e rossa, Azzurra , gialla , tonda , qur)dra , e grossa Cot. Sarà ^ ma pure la Lucrezia , oh Dio l fu la jiir cara gioja del cuor mio. La più bella creatura ,

Che ftampò madre Natura* K/V. Ma la n ia Giovanna Le Lucrezio superò D'ogni (tirpe, d'ogni età ^ Cot. E la mia Lucrezia ... Le Giovanne oltrepassò

Dal Diluvio insino qua Au Giovanna ,

Lucreaia p ^

A §

1^ A T T 0

Ah msi più ri rivedrò. I>lic. Se n' è andata ?.... Got. Si , Signore.

) Ma se andò , salute a noi : ^ ^ ) S' eila è morta ilia di

) CIV io fio bene a dar di qua ) Ah! ah! ah! JV/r. Orsù; ditemi , ar.ico , che bramate.? Ma un tantino più forte 5 Che ho una flussione ne!!' orecchio... dite » Got. E a me T inverno pur cosi succede .

forte sempre*.

Onde parlate forte ancora voi . isfic. Ho inteso /

Veniamo a noi. Got. Sapete 5 che son vedovo. JV/c. Lo so . Got. Vorrei rimaritarmi. Jsììc. E con ragione .

Per altro avete un figlio or ritornat©

Da* suoi viaggi . Got. E* ver , ma si ridicolo ?

Che divenne un cervel periclitante

Buon padre non sarebbe , e non amante ,

Alle corte; noi siamo due mercanti ,

Eguali di fortuna i

Se la figliuola vofìra io posso avere , La impalmerò col mio maggior piacere . Uic. Oh cospettone ! quando mai si dice! jlie^ré

PRIMO II"

Avea pensato di proporvi io flesso

Un t^I contratto . Got, Oh quanto io son felice ! Eccovi un bacio»

Ma r fifneltina poi dirà di si ? Nic. Noti dubitate . Nardo ... Olà 1

S C E N A III.

N irdo 5 e detti ^

J'Jir. (^^omandi .

Nu. Siì'oito qua mia figlia ,

N ir. hM'd è servita .

Got. Oh eh? bel niatridionio sarà quedof

Si: r amicizia voitra nìi consola. Nic . N..^ gjdo anch' io : Vado da mia figh'uola-.

SCENA IV.

Gìuh'etto ^ e Gottardo. G/«. Erfidissima sorte ! Got. IT Ch' è itato ^i! figlio inio parla di morte, GiuL Che rio caso befiiale! Got. Ho capito. Caduto è perle scale*

B.'n gli sta ; sempre corre

Che pare un matto.. GìuL A corto delia vita»

Erneftina vogP io. Saprò combattere, A 6

Arre Got. Nd, non u voglio battere, Gìul. Qualunque in me s' incontri

Dimanderò chi sei . Got. Cospetto non mi vedi ! io son tao padre . Gial. Alcun non temo, no . Got, Dice coftui

Che suo Padre non soro .

Ah Lucrezia , Lucrezia ! CiuL E mio rivale '

Ancor sarà mio Padre ? Got. E tira avanti :

Ma chi t' ha detto che non son tuo Padre! Cini. Ah che ie furie flesse

Furibonde non son come son Ìo « Got. Le furie ! Bagatella /

Giulietto ha confidenza

Con simili persone? Gìul. Oh Ciel tiranno ! Got. A te prenda i! malanno.

Signor Si 5 sei mio figlio , e quefte furis

Non son gente di credito. CìuL Dov' è ^dov' è colui che temerario?...

Come ! voi qui mio Padre ?

Dov*è Erneftiua ? forte Got. Non urlar cospetto :

Sordo non son Che dici d' Erneftina ? CiuL Ch* io la voglio in ifposa . Go/. Ella è una bella cosa,

Ma $QÌQ spetta a me ,

PRIMO . MJ

QiuL Per questo pianto

Ch' ora spargo dagli occhi Gor. Se gli altri sono alocchi ,

Io non lo son . via, G/V//. Ebbene , me n' andrò . De' mici tormenti In preda , e combattuto Dalle furie più atroci , Prati, monti, piafiure, orride grotte Scorrerò disperatoy E r Ernefiina sola ... Gor. ( lo già non ho capito una parola .} Ciul. Da smanie e furore Oppresso , agitato. Bersaglio d' amore , Ludibrio del fato. 5 Che furie nel core Mi sento dcftar! Se il voflro cor vedesse L* acerbo mio dolore , Il voflro, fier rigore DiventerJa pietà . Ma cospetto a chi ragiono ì Si, la mia bella io voglio, O me n'andrò in Ameiica^ IVli getterò da un scoglio , Assorderò coi gridi Le spiaggie , i monti , i lidi j Vedrete , si vedrete Quello che far saprò . partt*

SCENA V.

CcffarJoj indi Niccolò. ^^c/. /^he furia msledetr:i hd nvi colui ^

V> Ma qui ritorna Niccoiò. N/r. Mia figlia

Or qui sarà a momenti. Got. Non voglio complimenti. N/r. Vedercla che vj ne . Go/»Jo cni presenterò corae conviene*

Ernejlìna , e Detti , poi Giulietta ^ Amalia^ e leardo .

JV/c. Che cara figlia!

Got. ) Che gran beltà l

Nic. Ecco la manoj B ciala qua.

Ern. Ubbidiente ,

E iispettosa In r-^' i cosa A voi sarà«

S G E N A VI.

Innocentira A voi V inchina j Caro Fr^pà .

PRIMO

Nic. Cara la tuia figliola ,

Figurar non ti puoi

Cosa bramg da ce . Ern. Io veramente M.

NIc. Lo so , che non sai niente . Sappi dunque^

Che t* ho fatta già sposa. £rn. Ognor dipendo

Dai voler voftri. Got, ( Gioja bella, mia ,

Oh come è buona 1) iV/V. Dissi.

Voglio farti veder lo sposo tuo ; Frfì. Si 5 Signor .

Nic. Sei curioso di vederlo adesso? Ern. E* la curiosità propria al mio sesso *

Dovrei* Nic. Qui in prospettiva Ern. Ma chi? Nic. Noi vedi ? il padre Del signor Giulietto. Ern. Egli il mio. sposo? Gct. lo si, mio bene, mia sposina amata J Ern. ( Che colpo è quefto mai? Me sventurata! ) Un freddo gelido

Mi ftringe T anima ...

11 piè vacillami,..

Soccorso ohimè : Nic. Nardo ... vien fora... fanno sedere Ern^ Got. Mardo... io malora, escono Ama^ e Nat

ATTO

Nar. Chi mi ha chiamato f jima. Che cosa è nato ?

j Lei... Già un momento, Got. ^J) Parlar non posso... Nk.^ ) Un svenimento

) Viene anche a me . IVccchi vengono softcniiti da Nardo 9 1

Amalia^ che li fanno sedere. Ama. ^) Via, non è nicniei 7<ldr. ) Vi passerà .

Giù. Perchè si ft repica? esce Ciulictto^

Git'li 1 qual fulmine ! ( Mie care viscere ,

Deh torna in vita, j Ern. ^ (Io fio benissimo...

Fu un' inven?ione ... Giù. f Ah ! m' ami ancora? ) jEr/7. ( L'ahna t'adora . ) Giù. ) Più bel contento I Ern. ) No , non si dà.) ^ Ama. iVIa \ia calmatevi.^ Nari ) Rassicuratevi... Got. Ehi ! Niccolò ... NcC. Gottardo.,. Ohimè l Got. Dov' è la sposa ? NiC. Boy è la hglia ? Che vedo ! Lesa l

Colui Ila ? ... Ern. Mi confortava ...

p R I M O Gin. La risanava...

) Obbligatissimo Got. ) DAla bontà . T^:c* ) Via t emerario ^ ) Va vici di qiià . j4ma ) Piano , che il male J/ir. ) Vi tornerà . Giu. )f A miglior tempo £r/2. ) Si parlerà . ) Povero Giulio ,

Gha mai sarà ? ( Io non so dove mi sia 5 - f Si confonde il mio cervell©^ * ^ f E la i (la qui bel bello ( Già per aria se ne va.

X

Fine deir Atto primo

ATTO II

SCENA I.

[ ÌJ ardo in atto di traversare la scena ^ c Giulietto .

Giù. F^ermati , Narclo mio : parla j racconta..*

Dimmi...

Io credo certo ,

Che il male d' Erneftina

Si3 ftata un' invenzione . Giù. Ma chi è colui

Che tenta di rapirmi V idol mio? JVjr. Un piccolo rivale . E' voftro padre Giù. Mio padre ! Oh ciel! ti spiega. ISfic. Nardo , Nardo . dentro la scena .

JSlar. Per or non posso dirvi

Di più. Viene Erneftina guardando nella scené

Insieme colla Zia. Nic. Nardo . ^ome sopra.

Nar. Tutto saprete : io vado via .

parte^

E e o N Q a

SCENA II.

MuUetto 9 Ernejlins $ Amalia^ poi Nardo i

Gm. V^ ostessa cara 9 amabile Erneftinai Dopo si lunga assenza Vengo 9 mio beo ^ da te ^ ma poi mi trovo In si duro imbarazzo . Dimmi almeno .n Ama. Sappiate , eh' Erneftina 9

E' promessa in isposa a voftro Padre G/r^^Uh Ciel! qual fulmine

è piombato sul cor ! Ern. Ma ^ cara Zia j

Pietà del noftro amore Nar. Contessa ^ Signorina Ern. Cos' è flato?

Nar. Il Signor Niccolò mi manda adesse^ A cercare il Notaro.

Un bel pensicre in mente ora mi viene 2 Nardo , vien meco ... Ah si , sperate : I# vi proteggerò i non dubitate .

Per concluder le nozze . GiuL Oh Dio! Ama. Aspetta

a Nat l

parte con Nardéi

ATTO "

S C N A iir.

Giulie tto j ed Ernejìincu

sarà durqire vero,

Che r Ernefiiha li.ia d'altri sarà? Ern. Ah no , caro Giulieiio; A cofio della vita

Di te sarò , rrio bene , anima rrh ; Voglio andare a veder che fa la Zia.

Ciu* hh\ senti; non partir v solo iltanie Lascian i vagheggiar qurg i occhi belli j Jo son littore contento, E teco solo io scordo egri tormento C'irò bene , in qiicfìo iftanie Più non temo il rio dtliinoi Dal contento a te vicino Set to l'alma a giubilar . Deh conceda il Ciel pietoso Dolce premio a tanto am^ore ; Ah ! lo spera qutllo core j Ficirerr o di penar . parte Ernefiina^e Giul. si getta sopra Ma sedia

in atto di partire»

SECONDO

II

SCENA IV. Glulietto seduto , e Niccolò .

N!c. V^uando verrà il Notaro

Mi leverò dal capo ogn' imbarazzo . Giù. Ah ! che d* amor son presso a venir pa27#.

/^a se ^ ma inteso da iV/V . Nic. ( Cosa fantasticando va coflui ? J Giù. Arriverò agi eccessi. Nic. ( Buono , buono ! ) Giù. Al riranno ftrappare io voglio il core» JV/r. e Cospetto !)

Giù. E nella ftoria degli amanti... Voi qui... ottimo iocontro . Sentite.

Nic. SI, parlate. ( Ahi! che paura!)

Giù. Felice voi bramate la fig^iisiola ?

Nic. Signor .

Giù. Me la date in isposa ?

Nic. A chi .?

Giù. A me .

Nic. A voi? Dunque sentite. Giù. Parlate . ( 11 colpo è bello riuscito . ) Nic. Felice voi bramate la mia figlia ì Giù. Si .

Nic. Statele lontano mille miglia

A II

7.% ATTO

da. Ah no ! per qucfte membra, che v' abbracdo#

gli abbraccia à ginocchia. Nic. Cader voi mi farete. ( Ohimè che impaccio! ) Giù. Ah 1 se voi m' abbandonate

Scenderò nel bianco obblio,

E rapirvi Tidol mio ^

Crudo padre , io ben saprò Nic. Non capisco nieate niente,

Mi parete un insolente .

Cicalate, andate , Hate,

lo che farvi affé non so. Giù. Ma sentite... il refto ancora... JV/r. Non vi bado... Alia buon ora. Giù. Spero.... iV/c. Si.... Giù. posso..» Nic. N©. Giù. La figlia... Nic. No. Giù. Chiedo... Nic. Sì.

Giù. Dunque affatrò... Nic. Io non son matto. Giù. Voi sbagliate . Nic. A me sassate ?

) Per un timpano scordalo Giù. ) Disperato io refterò. Nic. ) 11 tamburro in precipizio

) Quefto pazzo mi mandò . Giu.parfè

9 E CON DO

S C E N A V.

Niccolò 5 e fot Gottardo .

Nic. S uo pa dre me rha detto, ch'egli è un pa220» Got. E' velia to il Notare ? Nic, Non ancora

Got. \o bramerei , che ci sj^icciassimo .

Nic, Si: vi llazzica amor ? forte *

Got. Voi pur dovreste...

Nic. Cosai aveste ?

Got. lo dico , che dovrefte

Rimaritarvi. Nìc. Oibò ! voglio la pace Got. Che ? non siete capace..; Nic. Io vo' la pace^ ^rrt

E poi vi son de gli anni . Got. Ho anch' io degli anni ^

Ma nella gioventù sempre son flato

Saro , robufto , forte , e riserbato

E voi ? Nìc. Ed io non fui cosi. Gct. Perchè ? Nìc. Perchè una donna— Got. Fbbene? ... N/c. Perchè una donna ... Got. Io non v' intendo affatto Nic, Ora mi spiegherò i giacché il Notarsi

m -A T T o

Tarda a verir , sentite il bel ra«ont%

Che adesso vi farò . Got. Son quà ; parlate . Nic. Ma ?itto in carità Got. Non dubitate .

Ero ne! fior degli anni Della più fresca età. Senza danari al solito y Ma quello già si sa. . Sentite adesso il buono . Io stava un soletto Leggendo in uh boschetti Con genio , e serietà. Mi volgo a caso , e veggo Una gentil donzella Che 1^ più vaga , e bella Non ho veduto ancor . S* accorta a me pian piano ; Anch' io m' accorto a lei ; Le dico , che vorrei... Ma già m'intende allcr . Sospiro , e lei sospira M* accendo , e si ritira ^ Ma allora tutto foco Non so trovar più loco y Raggiungo in un istante La Pastorella amante Le giuro amore , e fede ^ Conrrartasi j ma cede

SEC O N D O 1^

Ma poi .... Mi venne .•. Ohimè ! tJn certo non so che , Cile un anno , e cinque mesi Mi fece a letto star. Che dite ? che vi par ? Eppure 5 donne care , Lo devo coiifessare : Vi voglio sempre amar, parte,

SCENA VI.

Gottardo , indi Ernefilna .

Got. Oh che !3eIIa avventura ! Ah ah che ridere!

A laro per un anno , e cinque mesi ,

B.gatella ? ma orsù, pensiamo serio ^

E riflettiamo un poco

Se la ragazza poi sarà contenta

Di quello marfimonio . Ern. ( Ah ! far saper potessi al mio Giulietta

Il felice ripiego della ziaj Cot. Oh ben venuta la ragazza mia/

Cara sposina j come va ? Ern. Va bene.

( efce Giu/ietto , e fia in disparte^ G/i/. f Perfida sorte! ancora

Qui ho da trovar mio padre?) Got. Ottimamente nacco voi ftarete .

ATTO

Èrn\ pur vi farò buona compagnia.

( Qui Giuiieuo ì ohimè!

Vorrei , che andasse via . ) Got. Siete contener voi di quefte no2ze? '£rn. Si 5 Signor.,. ( Che imprudente !j

a Giù. fa laiii perchè vada* Got . Che ! Vi vien male un altra volta ? Ern. Oibò !

Got. Diterrii dunque se contenta sietQé Ern. Si , Signor, Signor si. seguita a fì^^

de' cenni a Giu^'

Got. Che cosa avere ?

Ern, Patisco convulsioni in quefto braccio.

( Giulietto ora mi mette in qualche impaceio/J Got. Ditemi qualche cosa ,

Che sia bella, e graziosa. Ern. Sono tjn vergognosa . Got. Voi siete capricciosa? mi dispiace ^ Ern. Vergognosa diss' io Gof. Come sarebbe a dire? Ern. Se chiedete da me galanterie ^ E tenere parole, Dovete ftar roltato Cosi, come riìi metto. Got. Intendiamoci bene .

Cosi ho da ftare ? Ern. Appunto, e sempre immobile,* Got. E non deggio rivolgermi ? Ern. Non mai* ^

fi E C O N O O 27 Goe. Dunque 9 mio ben , farò quel che vorrai,..

si mette in posi tu ^

Parlate , consolatemi. Ern. S(^n lefta .

(Anelate dalla Z'a . ) ^ Giulietto.

Giù. ( Perchè ? Cos' ha p^osa^^^j Ern. ( Andate , vi ripeto . ) Got. E così? ftate a! cembalo accordando Per bene incominciare il bel concento? Erti. Eccomi a compiacervi , e ftate attento, Quefto core pien d' affetto Serbo , o caro , n - l mio petto : Ah ! per voi , che tanto adoro y L'alma fida ognor sarà.

passa da Gottardo^ Compatite..» Non ho grazia ...

A provarmi torno in là. torna da Giii^ ( Guai , se il Padre vi sorprende. )

Qui per voi mi sento un foco ... { Ma la zia di v* attende...) Va crescendo a poco a poco...

Gotardo fa moti d' impaiìenia^ ( Ecco l'altro s'impazienta . ) V amo 9 o caro... ( Via di qua . )

Spinge Giul. dentro una porta ^ e passi da Gol' '^^u Comparite... Non ho grazia... Ma di meglio si farà .

i8

ATTO

Ah! per voi\ che tanto adoro, L' alma fida ognor sarà .

parie per dove entrò GiuL

SCENA VII.

Gottardo j indi Nardo .

Got. A-j cesi... E cosi ? posso ancor voltarmi ?

Ma cospetto di bacco 1

La bella se n è andana

E m' ha lasciato in petto un motigibiìllo # Nar. ( Oh che bella invenzione ! ) Got. Niccolò , Niccolò . Njr, Cosa volete?

Got. Voglio saper, se sia venuto ancora

li Notato . Nar. No , no , non è vcnuio Got. Ma cospetto!

Che perduro si sia

Eacro le nubi ? Io voglio andargli incontra,

Perchè non posso piìi^

Or tornato mi sembro in gioventù , par^é

si voitap

\

SECONDO

SCENA vnr.

ìfjrdo fpoi Amalia con Ernefiina ,e Giuiìetto»

, che stai pur fresco Giu, Contessa , mia Contessa, oh qual ripiego I

Che talento sublime I Jma. fch bagatelle! dui. Per altro il Gericore ... £rr. Veramente mio Pddre .•. Jtma. Ambi son di buon core 5

Ma un poco di lc7Ìone ben lor fia ,

Perchè itrpcirinó meglio a stare al mondo; Giù. A tanta bontà voftra io mi confondo , har. ^ hi , Signori , Signori, guardando verso la

Ho veduti:) da lungi /cena.

Accollarsi Gortardo . Ern. Ebben , voi tutti

in disparte, vi prego, vi mettete j

E di (guanto faiò voi riderete.

ijìul. Ama. Nar. si rigirano.

'a t t o

^ S C £ N A IX.

Gottardo ^ ed Ernejlina Gct. Cco Erneitiaa . ejce e si arrefia tiss^i i-j distante da Era*

Mi guÈird-a, e pei sorride. Che dedurne dovrò? Erri. ( Farmi imbrogiiafo , j

acccsn'j Signor mio . sen^a fare alcun gcsto^ Co/. Ha dorrò - io ! -

Queft' io con lo capisco * Ern» Ebben , che fate ?

Animo , via 5 veniie. come sopra

r Sonch gra2;e 5 che voi mi compartite. Cot. Partire/ A me partite.? Ohiaìè! Ern. Che sordo !

' Farò, ch'egli ni'iiitenda con un gesto.

gli fa cenno d' acccfiarsi * Cot. Ola intendo: oh che gioj?! Eccomi leiio-.

va ad Ern. ma rimane ancora in qualche, dijìanif?^

trn.

Lo riverisco .

dot.

A lei m'inchino.

Ern.

Povero vecchio !

Got.

Oh che bocchino!

Ern.

Venga 5 s' accoili .

gli fa cenno ancora d' accodarsi .

s E c 0 fe D o 3' Q t. Cara 5 son qua .

le ya più vicino»

Ern. Ascoltatemi bene. Cct. Se vi voglio bene ? Ern. Non dico qucfto . Cut. Certo faremo presto :

Oggi vi sposerò^ ve lo prometto . Ern. Ma io dico di no , caro vecchietto .

10 già non v'amo. Got. So, che rri iimate. Ern. Un altro io bramo . Cor. So , che bramate. Ern. Il vodro figlio

Vog'io sposar, Cot. Mi vuol sposare :

Non può più ftar. Cct. Se più coki mi fluzzica

Non posso più resiflere:

11 core tutto giubilo Mi sento a salteìlar.

Ern. Ma già , fe più lo ftuzzico ^ No , no y non può resistere : Il cuore tutto giubilo Si «cate a {Saltellar , Gottardo parte

ATTO

SCENA X.

lErnefima , indi GiuUetto , ed Amalia , poi Gottardo j che va 5 e ritorna con Niccolò . ,

£rn. He ridere !

GìuL\^ IdoI mio , tutto abbiam visto.

Ama. Brava, brava Ernestina!

Gin. Ora mio Padre

Acceso sempre più non vede T ora

Di possedervi. Ern. E non la vedrà mai .

V'amo, già il dissime adesso

Lo ripeto . Giù. Erneflina ! sespirando Ern. Giuliette ! sospirando Giù. Ah prendi un segno

le bacia la mano . In quejlo Gottardo , ckt fia in disparte osservando %

Del mio tenero amor . ' .

Got. ( Ob 5 oh 5 che vedo ì ) jErn. C he gioia ! Giù. Che diletto !

Got, ( Letto !... Che c'e ntra il Ietto ?

Non va bene . Si cor ra

Da Niccolò.) parti* Ama. Contenti

t E C O N D ®

Or ©r sarete.

Giù. Oh quanto

A voi dovrem , Contessa . £rn. Anima mia ! Già. Dolce mìo bene .

Si prendono per rnano 5 intanto viene Got, con Nifi, e Jianno entrambi osservando.) Got. ( Vedete ? ) a Nic.

Nic. ( Poco mal . ) Ama. Fra poco i vecchi

Dovran vedervi sposi a lor dispetto, Got. Ho udirò petto a Nic.

Ma che parlare è quefto ? j Nic. ( Si , Si 5 prefto a Cut.

Porrem rimedio a tutto ) Ama. Andiamo , o figli j andiamo . Ern. Andiam , tnio bene. Giù. Tutto ; beir idol mio , sperar conviene Partono abbracciati ^ c seguiti da Amalia^

34^ ATTO

S C E N A XI Gottardo y e Niccolò .

Go/. jj^^traccatj per bscco eran davveroc

Nìc. Mi sembrate inquieto .

Gor. Una biscia lirarmi io non vo' in seno

N/'c. Ma 5 Gottardo 1

Cor. Gottsrdo , o non Gottardo ;

Chi credete . eh' io si i ? un sjrdo P un cieco ? Nic. E perchè vi scaldate ? Got. Come considerate ? E che volete

Ch' io consideri adesso ? N/V. Voi divc'-ntate pazzo... Cor. Certo, eh? uno strapazzo

Noi soffi irò giamrrjcà .

Alle coree : Ernestina

Non fa per rne . N/V. Corpo di Satanasso! E la parola?' Got. Altro dir non occorre . N'/V. per cosa ?

Come 5 quando , perchè ? Cot. Cosa cosa ? Veduto non avete ? ancor mei domandate ? e noi sapete ? Mìo fìg'ia stava qua: La voftra stava :

S E C O fi. D O If

Parlavan riscaldati Fra lor segreramence... Non sarà nato niente;,

IVIa il mondo.... punto qua Averto il foco addosso. Il viso rosso ^ rosso : Pig'iavansi le mani Fra loro ftrertamente Non sarà nato niente ^

Ma il Mondo... punto quà . Li vidi 5 fu per caso . Toccarsi con il naso: Amico, amico caro, Se non veniva gente.... Non sarà nato niente j Ma il Kaondo.., a z. Punto qua Got. Eh punto punto un corno

La lascipin libertà. per partire ìiic. Fermatevi . di grazia. Qot Che volete ?

XsT/r.. Se il figlio voflro noja alfin vi reca j,

Mandatelo all' armata . Got, { Dice bene . )

Nic. E poi qui v'era mia sorella 5 e corn^.

Volete 5 che sia nato qualche male Go/. ( Neppure in quefio ha corto .}

3 6 ATTO

Nìc. Permetterete voi , che il i^oftfo amfco

Ridicolo si faccia alla Città ? Cot. (invero la ragazza mi fa gola . J Odinarmi non voglio . Fate, eh' ella mi sposi ia qaeft'iftame : Così finirà bene,

E una volta usci^em da tante pene?» Uic. Si farà, si farà; or sidmo amici i* Got. Amicissifui. ìiic. Un bacio. Go/. E bén di cuore . ISI/V. Viva il mio buon amico. Cot. Evviva amore.

SCENA XIL

Nardo 5 e detti , poi Ernejfina , e due Sirpkori\ .finalmente Amalia^

ì^ar. ¥ L Notare , Signori .... ]S.ic* IL Si! è venuto? Cot, Oh bravo! Nj^/ Non, Signori .

Il Notaro di casa Signor Pfospcr®

Non può venire . N/V. Come ? vuol morire ?

N;ir. Non può venire, e manda in vece sua forte Il Collega coi scritti preparati»

S E C O 11 » 0

ìiic. VeBga il Collega . N^r. Subico .

Nic. Chiama pure Ernestiaa

Nir. Si. ( che spasso / ) parte^

Got. Non vedo 1 ora dV essermi sposato.

N/V. A prender incomincio un di fiato «

Ern. esce . ( Mi tremano le gambe)

N/V. Vieni avanci, mia figlia.

Cot. Avanci, Sposa bella.

Hic. La Proserpina tua mirala, i quella^:

^jr. Il Notaro Collega in quefto punto

Sopra d'un asinelio in casa è giunto, M/V. Introducilo tosto .

Ehi Giovanni.,. Ehi Caricaci

Dove siete Demonj? mon^i

Gli faccio , qui venir per teftimonj

Anime qui le gedie , e '1 tavolino

Sediam . , Got. Sediamo qui, cara Sposina^ £rn. Signor , come comanda . Got. Chiamatemi sposino , che a momenti

Tale di voi sarò . ^rn. ( Di pur quello, che vuoi j spero di . )

S C E N A XIIT.

^Q^iuUetto da Noterò prec^^O^du J^ar^ ^

Giù» S

Sono servo ulàa Siga^i^.

Nìc. Jl suo nqnie f Giù. Ve ia fic€o .

ZI ^^^^^ Q^^fl^^ n^wje»

) E' a^sai ftrarnbq io verk4- ^/V. La sc»iw^^» è i^cepafai-a-ì Già. Pér servirla j 1' ho già (tesa . Go/. L'avrà ben copeizibBat^, G/w. Fin le virgole ci sono

^Giu )^ Gr davvero viene, il b^.9.p%^ JErS »5 /|aP^«MWmo già.)

Jf/c { Veiancco e un gran Moiaro, Egli è un uom di qualità *

Nic. Si può dar cominciamento. Giù. A servirli io son già kfto ^ Ld scrìctura. * -

S £ C ^ P O Z^,

Ama, F^rml là.

Si fa sposa n^ig jSlj[pot? ? ^tc. Si ? Sigopra . Àma, E a mei! cacete f Nic. Gmxz SI . Ama>. Dov'è lo sposo? iV/(r. E' Gottardo .

Iftc. Sieda ognun ^ teggetè fbrt^

La scrittura adesso qua Giù. ( L(gS^ fortissimo ^ eccettuate te parglà in corsivo . » Con 1^ presènte ^Jbia^a s^m^u^a yy Benché pWvata - ftfw^i^i % ?icu|a , » Irrevoca bik. irr^raiialjjle

C 5, Lasci i 'preanìJ^Qli par cariti » Ciu,v Si ftal^ili^ijpaQ lofto i spop?i(| » Fra la Sjg^iiQr^ Erjoefta Tolg

jPellMllytti^^rnp - ^ign^r Nicgt? » E il Signor GmliQ - (f^i^' » Signor Gottar^p Al Perardp Tutti d'5C!;.pcdQ - tutti contenti » Cosi gii sposi , che i contraetui a 5. ^ Certo 5 ceri|?.sfa;»p si 5?ll .

"Ciu. » Promette in dòte - Signor Kicpla » Al Signor QìuIìq §cudi ot£4r tpUk

40

*?Ì*^ T ó

)) T^nto promettono e sòttoacrivono w Per r irnoìutcibiie - ftabilità . Giù. Va ben 5 Signori?

, . 5

Bene benissimo.

da. Si sotioscrivaflo . Era. )

Got.ai) Eccomi fiuà. vanno a sottoscriversi ìiic. )

Era. Ecco soscrivo .

Gei, Soscrivo anch'io .

'Nìc. Ecco il mio nome

Giù/. Ed ecco il mio,..

Got. Che scrive lei ^

Giù. Eh Diente . E' il rogito .

Voi teftimonj soaoscrivetevL N^r. Subito , subito - noi siamo qua . ijiu. Ècco la carta - che sta firmata

Colle possibili solennità, ^iV. Ora gli Sposi - si dian la mano,

Queft' è mia sposa . jBr/2. Mio sposo è quefto ....

si danno la mane

aZvChe fate ?... Diavolo! . . . Fernuate 5 olà^

Ama. Fan quel eh' è scritto,..

j^.^ ai j Eh siete , pazza ^

SECONDO 41 dar la carta da Citilietto , / tecchl vi lèggono sottovoce sopra scorrendola con gli ' occhi . Cot. ) Ehm/.;, ehm!... ehm!... JSfic. ) Sono ingranato— soa rovmato. j4rna. E* la scrittura - ferma, e sicura.

J^' ai l Irrevocabile inalterabile . hrn. )

Got ) * %

' ai < Ma Velaficco - Giulio non è . Hic. )

Giù. Eccfovi Giulio Eccolo qaà.'

Si leva la parucca , e si a conoscertm

()> Che sorpresa è quella mai! » Veglio— dcrmo.,.mi confondo , )) Ho il cervèllo all' altro mondo , )> E ftordito io refto quà . £r/2. "^"^X w Che momento è quefto mail Jim. ,1 » Teniio... spero... mi confondo*.» ìiar. \ y> Han la teila all' altro mondo,

V V) Ed incerto io rofto quà. Got. Vammi lonian , briccone . . N/c. Va vià di casa , indegna . ^ma, Vi)g io parlare anch* io : Qyeft' è un ripiego mio .

Got. c Nìc. Ah queflo 5 queiìo ancora!

Andate alla malora ^ Che tradimento orribile 1

42^ A T t e .

No, cBe non è passibilf ^ Fireòàre il ibìo ìuròr . Em. e tjia. Ah, Pa^ré, nb quefte là^ame Vi delìioo nel còre ,^ tjuaìche pietà eli me . N/V. imim ^6 ^ €h2 cdda ^ Gc^/. lo noQ resifto a! pianto <>

AhiÌco^ a ^iàd che v^do ^ IlimeSìo più non c' è* Aclesso èhe iTacd^nrsoì Sfi j ^si vi perd^Tniarao ; \ Godetevi cor *

Èrn. e Gicu Slam grati al voftro amor* (joty e N^. "In tal .giorao JSii bfillante X^atcmmo i ma che caia ì

La canzon più ^^loriosàkv E' la aostra Libertà Or dunque ^ tne'bà(|àce^ E ciò eh' io cam^rò voi replicàfe ; In festa, la siaoni . in canti Con voce assai .^tiliva Tutti ^fidici mo , e^vviva.^ \ivà la libertà

Tatti, Godiamo tutti insieme Con lei felici i giorni E fra di «oi non torni Mai più la Nobiltà

JF I N E .